mercoledì, marzo 29, 2006

La Globalizazione



Un tema attuale da qualche decennio con i suoi effetti positivi e negativi. Globalizzare sostanzialmente significa aprire i mercati nazionali al mondo intero.
Nel lungo periodo, non c'è dubbio, l'apertura crea effetti positivi però per essere competitivo un mercato (dei capitali o delle merci) deve essere abbastanza forte, deve aver raggiunto un elevato grado di produttività per competere, appunto, a livello mondiale.

La globalizzazione è largamente voluta oggi dalle grandi potenze occidentali, notamente dai Paesi che sono nel G8.

E' di questi giorni l'approvazione da parte dell'Unione Europea di un provvedimento che introduce dazi sull'importazione di prodotti calzaturieri dal Sud-Est asiatico (notamente da Cina. India e Vietnam). La questione è alquanto strana, perchè siamo stati noi occidentali a premere per un'economia globalizzata, poi introduciamo barriere alla libera circolazione. Il “nuovo protezionismo” ci danneggia doppiamente perchè dal punto di vista strettamente economico ci ostiniamo a tenere in vita attività condannate ad un inaarrestabile declino e quindi sprechiamo risorse (se le scarpe cinesi costano meno è più conveniente per tutto il sistema che si consumino scarpe cinesi!), sul terreno politico perdiamo tutta la nostra credibilità di garanti di un'economia di mercato globale (da noi imperativamente richiesta!).

L'Europa deve capire che in primis bisogna investire senza timori nei settori del futuro, nella scienza, nell'istruzione, nella ricerca; in oltre l'Europa si deve far carico di “esportare” i diritti essenziali dei lavoratori in tutti quei Paesi dove non esiste alcun “diritto del lavoro”, sicuramente non alla maniera di Bush ma attraverso la diplomazia ed il dialogo.

Globalizziamoci ma per un mondo migliore ma ridistribuiamo i vantaggi in modo equo e solidale!

2 Comments:

Blogger Jackie said...

Sono concorde con l'apertura del commercio. Questo è dimostrato da sempre essere proficuo per tutte le parti contraenti, pur se in partenza differentemente competitive. Questo é sicuro.
Ma il problema con i paesi Asiatici é un altro. E' secondo me la metodologia da seguire per l'esportazione di valori e diritti. Sino a che queste tirannie non vorranno aprire le loro menti oltre che i confini commerciali , non si puo' nemmeno sperare in una loro evoluzione. Il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita avviene automatico se si lascia sviluppare il paese senza pressioni "governative" antidemocratiche. La ricchezza e lo sviluppo fanno parte dell'evoluzione sociale. Quello che per me potrebbe aiutare é una forte pressione internazionale sull'equità dei diritti. Per esempio, aggiungendo come clausola l'obbligo della parità dei diritti del lavoratore negli accordi commerciali. Finora non ci si é riusciti, ma solo perché le "tigri" rappresentano una grande opportunità anche cosi', per molti.
Finché esisteranno "governi" come il loro, non ci si puo' aspettare evoluzione sociale per me. E l'immobilità dell'occidente fa anche piu' paura.

4:57 PM  
Anonymous Anonimo said...

Concordo anch'io con l'apertura del mercato. Ma facciamo una riflessione:
Perche' convine produrre scarpe in cina o qualunque altro prodotto in cina? Conviene perche' non ci sono sindacati che tutelano i lavoratori che vengono sottopagati, lavorano 16 ore al giorno e fanno diventare piu' competitiva sul mercato europeo la loro azienda.
Naturalmente l'Europa con questo tipo di mercato non potrà essere mai competitiva.

9:36 AM  

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